giovedì 25 febbraio 2010

Capitalism – A love story

capitalism Durata: 127 minuti                                                                         Genere: Documentario

Ricorderete quasi tutti il regista-giornalista Michael Moore che in seguito all’attentato delle torri gemelle produsse un documentario, Fahrenheit 9/11 che andava contro la presidenza Bush e, nel 2006 un altro documentario, Sicko, in ambito sanitario che criticava le assicurazioni americane.

Bene, a distanza di altri 4 anni è uscito un nuovo documentario, Capitalism – A love story, inerente appunto al capitalismo.

In questo documentario la critica rivolta al capitalismo è aspra e  forte senza mezzi termini. Partendo dall’antica Roma e facendo una specie di simmetria con la moderna America, Moore si impegna nel mostrare allo spettatore il come e il perché del crollo dell’economia statunitense nel 2009, dovuto dal crollo improvviso in verticale delle maggiori e storiche banche americane.

Grande è l’appoggio fatto ai democratici, come d’altronde era chiaro che fosse, da un regista del genere…non che comunque io voglia difendere il capitalismo americano!

Però analizzando bene il capitalismo, fin quando tutto è andato bene, era la miglior cosa a cui tutti aspiravano e ora che sta andando a picco la peggiore…come fare? Ovviamente come tutte le cose, anche il capitalismo è una cosa che va bene solo se moderata!!

L’unico appunto che posso fare agli americani, dopo aver visto il film, è il fatto di aver investito il capitale della casa in banca…senza aver letto le “avvertenze prima dell’uso”…che sono faciloni?!? Bè, forse sbaglierò però l’idea che ho degli americani è questa.

Ovviamente non si può dire che è un documentario neutrale perciò, per poter discutere sull’argomento, bisogna sentire anche l’altra “campana”…per il momento fermo qui la discussione dicendo che comunque il capitalismo ha portato un gran benessere…e come la storia ci ha insegnato, dopo un periodo prosperoso c’è sempre un declino. Speriamo di rialzarci.

Voto: 6                                                                                           (ci sono pur sempre i sottotitoli, e la cosa è un po’ antipatica)

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